Meet: una storia di Branding

Per la storia di oggi, vorremmo parlarvi della creazione di un logo molto particolare.

Siamo stati contattati da Oxfam Italia per un progetto riguardante la realizzazione di un logo per una loro iniziativa NO PROFIT.

 

INCIPIT

Il progetto di cui veniamo messi a conoscenza ha già un naming: MEET. O meglio “Meeting the health literacy needs of immigrant populations”, fortunatamente semplificato in MEET.

Il problema che si pone questa attività è la sensibilizzazione e l'istruzione delle popolazioni migranti riguardo le norme sanitarie del paese in cui transitano.

È un argomento molto complesso, perché non solo tocca da molto vicino la cronaca di tutti i giorni, ma perché ci costringe a lavorare con un tone of voice estremamente ricercato lato branding.

La catena decisionale, per altro, è molto allungata e questo complica ancora di più tutte le fasi.

Alcune desiderata che ci vengono richieste:

  • ci viene richiesto un logo parlante, quindi che abbia in sé già una sorta di “suggerimento” sulla finalità del progetto
  • vorrebbero evitare mani che si toccano o che si incrociano: è già visto mille volte e vorrebbero qualcosa di diverso, di nuovo.
  • hanno idea che la font non debba essere ricercata, questo per dare al tutto un sapore molto istituzionale e alto
  • evitare soluzioni visive troppo vicine al mondo medico: stetoscopi, provette, siringhe... tutto quel portato simbolico non piace
  • dobbiamo dare l'idea di essere estremamente “istituzionali”: non stiamo giocando, né stiamo “parlando”. La loro è un'azione concreta e avvallata dall'unione Europea.

 

IL LOGO DESIGN

Non doverci occupare del naming alleggerisce sicuramente il lavoro a monte, ma il logo presenta da subito complessità difficili da gestire. La richiesta del cliente di eliminare moltissimi dei simboli riconducibili al concetto di “malattia” o di “dottore” ci impone di volare alto, di cercare una simbologia ancora più rarefatta.

Questo, dal lato creativo, è sicuramente molto positivo, ma dal lato pratico ci mette di fronte all'annoso problema: “capiranno ciò che vogliamo dire?” Se usiamo una simbologia molto alta, molto raffinata rischiamo di sganciarci troppo da ciò che vogliamo dire e non riusciremo mai ad avere un logo parlante. Forse avremmo un bel logo, ma avremmo un logo complesso.

Un simbolo importante non viene citato dal cliente come pericoloso e ci si apre uno spiraglio: la croce. Se utilizzata in modo intelligente (con i bracci della stessa misura) richiama subito il mondo dell'aiuto umanitario e del medicale. Potrebbe essere un punto di aggressione molto interessante.

Le prime prove, però, non ci convincono: sappiamo che la strada della croce potrebbe essere risolutiva, ma non riusciamo a trovare la quadra migliore.

 

 

 

 

 

 

 

Se utilizzata non all'esterno del logo appare un orpello quasi fastidioso, o non se ne riesce a cogliere il valore “health”. All'interno del naming, invece, non riusciamo a trovare una posizione che sia coerente con quanto stiamo cercando.

Il cliente, per altro, sottolinea più volte come voglia qualcosa di diverso, di “poco visto in giro” (cit.) per questo logo.

Questa richiesta, anche se comprensibile, risulta spinosa: il nome con cui lavoriamo è MEET non HIJJ, cioè lavoriamo con un termine molto conosciuto e non con un neologismo che apparirebbe subito “nuovo”.

È chiaro che dobbiamo modificare l'approccio che stiamo utilizzando, forse dovremmo cambiare l'approccio alla “lettura” della parola MEET.

Magari una lettura alla giapponese? Dall'altro verso il basso? Un vero ribaltamento della situazione a tutto vantaggio dell'effetto sorpresa? Da destra verso sinistra?

 

LA SOLUZIONE

In effetti, cominciando a cambiare punto di vista qualcosa comincia ad accendersi nelle nostre menti. Modificare non solo la direzione di tutta la parola, ma delle due E centrali ci permette di scoprire un significato nascosto, una lettera che non avremmo mai potuto vedere senza questo escamotage.

Infatti le due E formano un H, nel loro spazio negativo emerge chiara come il sole una bellissima H.

Ecco lo spunto che cercavamo. Nessuna mano che si incrocia, nessuno stetoscopio, nessuna croce.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'H di Help, l'H di Hospital, di Human. L'H di Health.

Un significato potente che risalta ancora di più proprio perché creato dall'unione, o meglio, dall'incontro delle due E. Una doppia chiave di lettura che ci piace moltissimo e che vogliamo assolutamente portare in esecutivo.

 

 

 

 

 

 

Comincia così uno studio meticoloso di spazi e proporzioni che culmina con il logo finale.

Ritoccando le varie lettere per rendere gli spazi bilanciati riusciamo ad arrivare alla conclusione.

 

Il logo in oggetto, oltre a rispettare la richiesta di essere “parlante” grazie all'aver evidenziato l'H, è a sviluppo verticale. Questo lo rende particolarmente interessante, visto che i loghi a sviluppo verticale sono molto più rari di quelli a sviluppo orizzontale.

Lo studio delle proporzioni ci ha anche aiutato a bilanciare la lettura del logo che risulta così immediatamente comprensibile anche se presentato in una variante inedita.

 

 

Dobbiamo aggiungere un altro importante dettaglio: anche se l'H è ben visibile in negativo, l'occhio potrebbe far fatica a coglierla subito, è quindi il caso di aiutarlo con un espediente grafico in più. Ecco perché abbiamo colorato di rosso una delle due E. Questa piccola aggiunta permette all'occhio di trovare un appiglio da cui partire per leggere il logo in modo corretto e ci permette poi di riprendere quel colore nel naming completo, sottolineando la parola Health.

ALCUNE CONSIDERAZIONI FINALI

  • Utilizziamo tutti pattern mentali per ogni cosa. I loghi non si sottraggono a questa regola. Anche nella loro creazione capita di seguire schemi “ordinari”, sentieri già battuti. Provare a modificarli non solo è un esercizio sano, ma potrebbe essere la chiave per la realizzazione di qualcosa di nuovo
  • Studiare bene il panorama nel quale il logo verrà utilizzato è fondamentale per capire la strada da percorrere sia in termini di linguaggio che di simbolismo. La coerenza con “l'atterraggio” è fondamentale per non avere un logo sbilanciato
  • Utilizzare una griglia prospettica (o strumenti come il “golden ratio”) è certamente una prassi utile, soprattutto in fase di finalizzazione. Ricercare simmetria può non essere solo un vezzo stilistico: in alcuni casi potrebbe aiutare a evidenziare errori di progettazione
  • Non ignorate in continuazione le richieste a monte. Il logo che state realizzando non è per voi, è per il vostro cliente. Siate consulenti attivi e onesti, ma ricordate che conosce il pubblico di riferimento molto meglio di voi perché ci lavora tutti i giorni
  • Spazi negativi. Possono essere dei validissimi alleati per raggiungere i vostri obiettivi

 

Qui il sito del progetto

E il sito di Oxfam Italia che ha commissionato il logo. Inutile dire che se potete contribuire alla loro causa, fareste solo del bene.

https://www.oxfamitalia.org/

Noi siamo Invasione Creativa e ci occupiamo di Comunicazione e branding. Se avete bisogno, ci trovate sempre qui!

 

Grazie e alla prossima storia di branding!